Protestare o non protestare, questo è il dilemma

Sul protestare Bertrand Russel la pensava così: “Non smettete mai di protestare. Non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Cercate la verità! Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati
e non chiudetevi alla conoscenza
perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.”

Dissentire per dissentire e protestare per protestare è controproducente quanto non farlo mai per default. Essere vigli e in ascolto, avere i terminali del sentire sempre accesi invece ha senso. Da lì sorge la scelta sull’azione da intraprendere. Ognuno ha la propria rotta, ognuno ha diritto di ribellarsi o accogliere a seconda di ciò che ritiene giusto. La sfida è tenere la rotta, quale che sia, quando si è in pochi (o unici) ad averla scelta e si ha tutta una maggioranza vociante e pressante contro. 

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