Credevo fosse Amicizia... invece era un’Esigenza Operativa

A volte le cose sono decisamente diverse da come sembrano. Nulla di nuovo, si sa. I fenomeni di fatamorgana e i miraggi esistono da tempo immemore. In seguito, sono stati catalogati e studiati nei secoli: fenomeni ottici, inversione termica, indici di rifrazione e quant’altro. In natura gli esempi abbondano, sulla terraferma e in mare. Chi non ha mai visto a distanza una pozza d’acqua scintillante sull’asfalto rovente d’estate? Poi ti avvicini e la pozza scompare.

Quando si tratta di relazioni umane la cosa diventa più complessa.

Alison era al settimo cielo quando incontrò Giovanni, 28 anni. Lei ne aveva 20, una ragazza esuberante, piena di energia e voglia di scherzare, sempre la prima a fare festa. Aveva alle spalle alcune relazioni importanti ma turbolente, tutte all’insegna della manipolazione e di litigi continui. Ma Giovanni era diverso. Era gentile, premuroso, le faceva regali, la veniva a prendere al lavoro, si presentava ai pranzi a casa dei suoi con fiori o pensierini per la madre, conversava in modo deciso e maschio con il padre. Era sicuro di sé stesso e del proprio lavoro di cui andava fiero. E soprattutto amava lei, Alison, come nessuno l’aveva mai amata. E Alison ricambiava con tutta sé stessa. E anche di più. Sessualmente erano affiatatissimi e gli amici che li frequentavano riportavano l’immagine di una coppia felice.

Dopo un lungo periodo di frequentazione, Alison e Giovanni fanno il grande passo che era nell’aria e vanno a vivere insieme. Allora le cose cambiano drasticamente. Ma solo per chi osserva da fuori, per i genitori, la sorella e gli amici. Alison è come se non si accorgesse di nulla. All’inizio sono segnali deboli, un commento fugace di Alison o di Giovanni qua e là che fa capire come Giovanni desideri determinare i suoi comportamenti: come si veste o si comporta in pubblico, come lui desidera venga tenuta la casa, venga fatto da mangiare o vengano piegate le lenzuola. Sciocchezze, davvero, per lei, dato che si amano. Ma da fuori la gente che vuole bene ad Alison comincia a drizzare le orecchie.

Poi i segnali diventano più corposi, Alison rifiuta varie occasioni sociali con scuse che fra le righe indicano un piegarsi alla volontà di Giovanni. Alison rimane incinta e i due si sposano. A questo punto Alison ha 25 anni e non si fa più vedere molto in giro. La bambina assorbe tutto il suo tempo, dice. Nessuno osa dubitare che sia così, anche se Alison appare sempre più magra, smunta e sottotono, nulla a che vedere con la ragazza spigliata di un tempo. Iniziano a comparire le prime escoriazioni e lividi che Alison copre con grande maestria, ma le amiche hanno la vista molto acuta: “Sono caduta mentre portavo la spesa… Ho urtato contro uno spigolo…”  “Alison, senti, ma con Giovanni va tutto bene?”  “Ma certo, lo amo!”

Alison l’amava, certamente, è su Giovanni che non c’era più certezza che l’amasse come aveva dimostrato a tutti all’inizio della loro relazione. Le faceva evitare per quanto possibile i contatti con genitori, sorella e amici e la coppia iniziava ad essere isolata. Alison affermava che la loro relazione andava bene e copriva col trucco le violenze che subiva. Mise la bambina al nido non appena le fu consentito, così ottenne che la bambina fosse esposta il meno possibile all’ambiente di casa e lei si sentì meno sotto pressione potendo tornare al lavoro. Ma anche lì tutti si rendevano conto che Alison non era più la stessa. La depressione post partum poteva esserne il motivo, ma…  

Oramai le spie d’allerta erano accese per tutti intorno ad Alison, mentre lei spiegava con serena convinzione che erano soltanto litigi passeggeri, che lui agiva spinto dalla rabbia ma che le cose poi si sistemavano sempre e che comunque si amavano e lei aveva la responsabilità della bambina cui doveva un padre.

Gli eventi di violenza domestica e sopraffazione erano noti, ad un certo punto Alison smise di nasconderli o negarli ma non fece nulla per proteggersi o per allontanarsi da una relazione che lei considerava dovuta, irrinunciabile, anche se era tutto fuor che perfetta e alla fine forse ne ebbe anche paura.

Un giorno Alison non si presentò a prendere la figlia al nido, fu chiamato il marito Giovanni che si mostrò in allarme, iniziò a chiedere di Alison al lavoro, ai genitori, alla sorella e ad alcune amiche ma fu ben presto chiaro che era scomparsa e che bisognava chiamare la polizia.

La storia non finì bene. Alcune settimane dopo la scomparsa trovarono il corpo di Alison in una valigia rigida, nascosta in un angolo remoto dell’autodemolizione di un amico con cui la coppia si era frequentata.

La lettura che Alison dava a ciò che stava vivendo era totalmente distorta rispetto ad un parametro di accettabilità che l’ambiente circostante le stava segnalando. Nessuno riuscì a fare breccia in quel racconto del mondo che Alison si era fatta e nessuno ebbe la forza di trascinarla via da quella relazione contro la sua volontà.

Quando in una relazione le persone si fanno del male a vicenda o vengono uccise, si parla di vittima e carnefice (esistono storie in cui il carnefice è in versione femminile, anche se sono molto meno frequenti). E non c’è il minimo dubbio che sia il carnefice colui che porta tutta la responsabilità dell’atto violento, letale o meno. Resta però in sottofondo un elemento ineffabile, inespresso, l’amaro in bocca: se solo si fosse confidata, se solo ci avesse ascoltato e si fosse lasciata aiutare, se solo avesse fatto qualcosa. SE SOLO… Queste due parole fanno trapelare l’imponderabilità e la potenza della fatamorgana, del miraggio, di ciò che sembrava essere, ma sembrava soltanto, e poi si è dimostrato altro.

Chi sta nell’occhio del ciclone, ignaro e inconsapevole del ciclone fuori, potrà credere di vivere nella calma, mettere il piede fuori dall’occhio e venire travolto. C’è modo di rendersi conto che è un ciclone, ci sono delle avvisaglie prima di doverlo sperimentare direttamente? C’è modo di sapere che la pozza luccicante non è acqua prima di avvicinarvisi? Sì, ma…

Nello spettro che va dall’apice della violenza dell’uomo contro l’uomo fino all’innocente pozza d’acqua che scompare da vicino, accade che in acque più tranquille e rapporti non letali vi siano relazioni in cui si ripropone lo stesso schema della fatamorgana o del miraggio sperimentato da Alison. Succede quando nell’altro vediamo o percepiamo qualcosa che non c’è: Amore, Amicizia, Lealtà, Rispetto, Integrità. Beninteso, Fatamorgana non appare di sua spontanea volontà, appare solo se evocata, solo se un nostro bisogno profondo o una spinta interiore la chiamano. Magari anche, e spesso è così, con la sinergia complice e anche ignara, dell’altro che, tirando l’acqua al proprio mulino e soddisfacendo i propri bisogni, le proprie “Esigenze Operative”, contribuisce a mantenere in vita la nostra Fatamorgana. Ci aggrappiamo quindi a quell’apparenza che poi diventa certezza e che imbozzola tutto e provoca l’effetto “occhiali rosa” o, peggio ancora, “fodera di prosciutto”. A volte la persona riesce a squarciare il velo e a comporre un’altra immagine degli eventi, a volte rimane invischiata nella relazione un po’ storta per tutta la vita. Certo nessuno muore, come Alison, e non si scatena alcuna volontà criminale come nel caso di Giovanni. Fatamorgana però arriva e fa il suo lavoro.

Tutti coloro che sono riusciti a squarciare il velo di Fatamorgana e a liberarsi, ritornando indietro a rivedere il film del proprio evento scatenante, potranno trovare nelle fasi immediatamente precedenti alcuni dettagli, dei segnali, delle crepe da cui ha iniziato a filtrare una luce diversa. Una volta che lasci fluire quella luce, che lasci quella frequenza permeare il tuo spazio interiore, il momento dello squarcio e del cambiamento di orizzonte è soltanto una questione di tempo. Eppure a volte accade che la persona richiuda accuratamente tutte le crepe, ometta i dettagli e spenga i segnali, restituendo a Fatamorgana tutto il suo potere. La funzione del velo di Fatamorgana però non è di permanere, è di essere squarciato. È messo lì apposta.

Ho dei limoni ma voglio fare una spadellata di pere, quindi vedo pere e credo pere. Credo alla spadellata di pere mentre spadello limoni. E mangerò limoni spadellati finché qualcosa da fuori e da dentro non mi avviserà che, ehilà, senti bene, non sono pere! Allora potrò correre a fare un’altra spesa o fare la migliore limonata del mondo.

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