La questione della Natura

Oggi ho sciolto una riserva sulla questione della natura. mi sono accorta che “non causare sofferenza” non era una narrazione o un ideale sufficiente per me. non mi suona perché è espresso in forma negata. cmq ovvio che non voglio causare sofferenza, non perseguo l’ideale della violenza e della sofferenza, anzi. Ad un certo livello però la sofferenza che provo io nelle mie vite mi serve per sciogliere le solite paure attaccamenti e compagnia karmica; quella che mi trovo a causare io serve a me imprimis karmicamente (non come “bad karma”, quindi pagherai) e serve anche agli altri per motivi che sincronicamente sapranno loro, se la subiscono da me; per cui, per me, non causare sofferenza per partito preso, solo perché qualcuno più evoluto di me ha detto che è male e che perciò non devo farlo, non mi convinceva per nulla. sempre questa divisione buoni/cattivi, bene male, anche se si tratta di maestri sublimi. cercavo uno spunto oltre, uno spunto o un punto che mi collegasse spirito e anima intimamente e profondamente alla natura e oggi è arrivato. adesso la connessione, anche intellettuale, c’è. Ed è la morte.

E la narrazione non è non causare sofferenza ma proteggere la natura, la mia natura per quanto limitata e piccola sia ancora la mia immagine di natura

Se mangio la (famosa) carota, non è perché sono malvagia o perché tanto la carota non ha un’anima o non sente o non soffre. è perché la carota si offre e offrendosi muore (ama) per dare un pezzetto di vita a me, come tutta la natura vicendevolmente e complessamente si offre internamente ed esternamente in ogni suo piccolo pezzo che sono anch’io. in realtà potrei anche non mangiare nulla e vivere lo stesso, infatti qualcuno lo fa a certi livelli, ma non è questo ancora il senso generale del vivere sulla terra. il punto è che anch’io posso offrirmi alla vita, natura, universo, al primo che passa con un sorriso, strappandomi un pelo ecc. (amare) o tenere il toro bianco per me (essere separata dall’amare/amore). non restituire il toro (punto di colore diverso nel campo del tao) e tutto ciò che questo mito porta con sé (stessa roba del puma bianco e puma nero) serve per capire come dove quando e come restituirlo questo toro. siamo qui per questo.

Vita e morte si rincorrono. La vita è immagine immaginata dall’anima. È apparizione. È un costante apparire e sparire, fra l’aldiquà e l’aldilà. Se l’apparire e lo sparire sono sufficientemente veloci, l’immagine della realtà resta ferma, come se fosse permanente. E quando il corpo col passare del tempo terrestre raggiunge la sua singolarità (vedi voce singolarità su wikipedia), le polarità si invertono e appari e scompari, ma sei come la macchina di stamattina, non si vede più qui da noi, sei di là. Quindi la vita è impermanenza ed evanescenza eppure esiste. Esiste come immagine dell’anima del mondo e di ciascuno di noi. Il tutto nell’ uno e l’uno nel tutto. Esiste come sogno. Il suo senso è nella relazione che porta in essere la realtà individuale attraverso la narrazione o le narrazioni che iniziano nel momento in cui ci incarniamo. La vita

È l’incarnazione e la narrazione del mito collettivo e personale che siamo chiamati a riconoscere incarnandoci. Il senso della vita è sperimentare la morte anche in vita per riavvicinarci sempre di più all’amare in terra, a ripristinare x quanto possibile un pezzetto di paradiso terrestre, ognuno il proprio, permettere a psiche di ritrovare amore.  Se viviamo senza riconoscere il grande sogno e la grande immagine di vita e morte e del nostro cammino in esse, al momento del cambio di polarità ci spaventiamo “a morte” e la morte diventa nemica. Se la sperimentiamo durante la vita con varie rese, surrender (capitolazione), morti in vita, la morte è uno stato del bios naturale. Un naturale darsi, amare. La morte non pone fine alla vita o viceversa, perché le due sono sempre compresenti in ogni istante, non c’è inizio o fine. inizio e fine come pure il tempo lineare, il prima e dopo, causa ed effetto, sono illusioni della mente che non vuole la resa, perché resa significa non avere più potere e controllo e la mente inferiore – matrix vuole solo quello il potere e il controllo sulla natura. La mente è interessata a preservare il sistema attuale che ci separa dalla morte e la spinge lontano in un futuro indefinito e dal divino o sacro relegandolo in un cielo lontano distaccato e lasciandolo nelle mani della religione sociale. In questo senso la relazione è tutto. Tutto è relazione e si manifesta in quanto tale. Il senso di tutto in terra inizia con la relazione. Così, a soldoni è quello a cui sono approdata. Bisognerebbe fare un’altra lunga sessione per spiegare alcuni punti critici e forse criptici, spiegati così in velocità….  nel dialogo potrebbero saltare fuori altri scenari entusiasmanti…. ma per questo abbiamo tutto il tempo che vorremo concederci.

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