Scienza, tecnologia e religione

Che bello avere le certezze che ha Chiara Valerio (vedi copertina del libro qua sotto – non l’ho letto, quindi prendo la frase per come la leggo, cioè senza contesto). Ma è così che dev’essere, lei per fare il suo mestiere deve vendere certezze, slogan e titoli principali. Vendere nel senso più puro del termine, che implica il convogliare, divulgare.

Voglio farvi un piccolo esempio a questo proposito.

Sono un’utente media un po’ smanettona di internet e tecnologia informatica ma di mestiere faccio tutt’altro. Sto costruendo questo mio sito da sola, senza aiuti di sorta, usando una nota piattaforma, partendo da zero, pezzettino per pezzettino senza usare moduli e template precostruiti. È un’impresa tutt’altro che semplice, lunga e laboriosa, quasi certosina, perché non ho né conoscenze né istruzioni specifiche (tranne quelle a macchia di leopardo su you tube). Tutto a tentativi ed errori. Prova e impara. E il sito, come potete vedere è nato, sta in piedi e ha fato anche i primi passi. Sta crescendo.

Quindi che cosa starei facendo io? Sto avendo un approccio scientifico, sto facendo scienza (la mia esperienza soggettiva è che sto andando avanti a prove in un territorio per me totalmente sconosciuto e inesplorato di cui non so esattamente nulla)? O sto facendo tecnologia perché credo di potercela fare interagendo con un mezzo tecnologico? O sono animata da un forte senso religioso perché ho fede che alla fine qualcosa di buono debba uscirne? Alla fine, io avrò il mio sito e la mia anima sarà salva? Dopo lunghi mesi di questa pratica informatica posso dire che sto facendo tutte e tre le cose messe insieme e non ci vedo alcuna separazione. E soprattutto non ci vedo alcun problema. Anzi. Scienza, tecnologia, fede e, ci aggiungerei per come la concepisco e vivo io, arte, sono copresenti, si compenetrano e si fondono in una cosa sola, sono il prodotto del mio agire nella relazione col pc. Lavorando sinergicamente mi permettono di andare avanti verso l’obiettivo che mi sono prefissata.

Se premo un tasto e accade qualcosa, è una meraviglia. Se, premendo quel tasto, si ripete la stessa cosa per un tot di volte, comincio a imparare qualcosa. Ed è un’altra meraviglia. Se provo a trasporre questo schema nella realtà di tutti i giorni, mi arriva una terza meraviglia. Il bello è che non dovete credermi. Se vi va, potete provare, col pc e nella vita.

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